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INTRODUZIONE AL SITO In
uno dei suoi testi più emblematici, il romanzo
fantascientifico L'Eve future, pubblicato nel 1886, Villiers de
l'Isle-Adam introduce come personaggio di
fantasia l'inventore del fonografo Thomas
Alva Edison facendogli dire: Anche tra i rumori del passato quanti suoni misteriosi percepiti dai nostri antenati sono caduti per sempre nel nulla per mancanza di un apparecchio adatto a conservarli! Nessuno ai nostri giorni potrá mai avere un idea precisa del Suono delle trombe di Gerico, del Grido del toro di Falaride, della Risata degli auguri o del Sospiro di Memnone all'aurora. Voci morte, suoni perduti, rumori dimenticati, vibrazioni in moto nell'abisso oramai troppo lontane per essere riafferrate!"
L'antologia di brani, frammenti,
citazioni, frasi e battute proposta da Radiomillevoci intende
costituire una testimonianza specifica di questo profondo mutamento
della potenzialità e quindi sensibilità dell'ascolto
e al tempo stesso la memoria di un immaginario sonoro collettivo del
quale forse non siamo sempre del tutto consapevoli quando giriamo la
manopola della nostra radio. In essa si trovano testimonianze che abbracciano
tutto il Novecento fino a spingersi ai giorni nostri, recuperate attraverso
i documenti sonori conservati presso gli archivi
radiofonici della RAI e della Discoteca di Stato. Si tratta ovviamente
di una selezione che non ambisce alla completezza, tenuto conto della
straordinaria quantità di
voci conservate presso le fonoteche dalle quali è stato attinto
il materiale. Radiomillevoci, pertanto, è anche una ricca antologia del parlato italiano che ha alimentato e alimenta ancora i diversi generi e formati radiofonici, e della sua straordinaria evoluzione: il parlato descrittivo e coinvolgente della radiocronaca, il parlato recitato della prosa e delle letture, il parlato etnico delle lingue e dei dialetti regionali e locali, il parlato religioso dei riti e delle cerimonie, il parlato retorico dei discorsi e delle allocuzioni, il parlato colloquiale, spontaneo o a ruota libera dei talk show, il parlato lirico e poetico, il parlato comico, il parlato militante, quello propagandistico e pubblicitario, il parlato politico, informativo, tecnologico, accademico, intimista e così via. Veicolo,
mezzo e messaggio, di ogni suono, di ogni parola, persino di ogni
sillaba, che è possibile ascoltare o riascoltare attraverso Radiomillevoci, è stata
sempre la radio, quella radio che il 6 ottobre del 1924 inaugurava in Italia
il servizio nazionale di trasmissioni circolari. E da allora ogni giorno,
come sostiene Roland Barthes “La radio prende molto da vicino il suono
della parola e fa sentire nella loro materialità, nella loro sensualità,
il respiro, l’increspato, la polpa delle labbra, tutta una presenza
del muso umano (che la voce, la scrittura, siano fresche, morbide, lubrificate,
finemente granulose e vibranti come il muso di un animale), perché riesce
a trascinare lontanissimo il senso e a gettare, per così dire, il
corpo anonimo dello speaker dentro al mio orecchio: qualcosa granula, crepita,
accarezza, raspa, taglia: gioisce.” (Da “Il piacere del testo”,
1973). In ogni caso, essa riesce a evidenziare le linee evolutive della comunicazione sonora quale si è definita nel corso del suo continuo affinamento. Addentrandosi e navigando fra le mille e più voci, oltre ad essere irresistibilmente attratti dal fascino di quella dimensione atemporale data dalla congiunzione fra passato e presente che si prova (ri)ascoltando certi documenti storici, si coglie l'essenza di quell'effetto ipnotico e di quello straordinario scatenamento dell'immaginazione che la parola o il suono trasmessi e uditi a distanza di tempo e di luogo possono evocare, che costituiscono uno degli elementi fondanti della comunicazione e, ormai, del linguaggio nella nostra civiltà. |